Cos'è il dry burn
  1. Che cos'è il dry burn
  2. Come fare il dry burn
  3. Il dry burn fa male?
  4. Come si è evoluto il dry burn
  5. Consigli su come effettuare il dry burn in modo corretto
 

Che cos'è il dry burn

Con il termine dry burn si indica una particolare operazione che si compie durante il processo di rigenerazione delle coil e che consente di effettuare una pulizia radicale della resistenza ogni volta che si cambia il cotone (o la wick o la mesh) al suo interno, ma non il filo resistivo.

Il dry burn si ha nell'attivare la resistenza in modo da bruciare i depositi dell’e-liquid e del cotone e seccarli: in questo modo è molto più facile toglierli senza rovinare il filo.
 

Come fare il dry burn

Per effettuare il dry burn basta portare la coil a una temperatura di poco più alta rispetto a quanto avviene durante la normale esperienza di svapo senza che al suo interno sia presente il materiale impiegato per l’assorbimento del liquido (cotone o quant'altro).


Questa soluzione è finalizzata a pulire la wick che avvolge la coil, riportandola alle condizioni normali ed eliminando le incrostazioni che si sono formate a causa dell’uso e dei residui dei liquidi utilizzati.

In alcuni casi il filo resistivo è troppo sporco per poter essere pulito con il dry burn. Per capire se l’elemento è ancora utilizzabile è sufficiente riscaldarlo e verificare qual è il suo colore una volta che si raffredda: se è nero oppure molto scuro, è necessario sostituirlo.

L’operazione può essere eseguita su qualunque tipo di atomizzatore rigenerabile e sigaretta elettronica. In base alla quantità di residui e delle incrostazioni è bene ripetere la pulizia da 2 a 3 volte, ma tra un’operazione e l’altra si devono lasciar passare 10-15 secondi.
 

Il dry burn fa male?

Se parliamo da un punto di vista della salute, no il dry burn non fa male.

Alcuni vapers sono contrari a questa tecnica per via del fatto che il metallo può essere alterato dal punto di vista fisico e da quello chimico, e la resistenza perdere le sue proprietà.

Per questo motivo l’operazione deve essere compiuta sui fili quando nella coil non sono inseriti cotone, wick o mesh: in questo modo si evita che il materiale usato per assorbire i liquidi della sigaretta elettronica subisca alterazioni oppure si bruci.

Le ragioni che spingono molti vapers a non adottare il dry burn sono le seguenti:

  • la pulizia si basa su un processo di carbonizzazione: usando le batterie a una potenza maggiore di quella standard durante la rigenerazione si seccano i residui sulla resistenza, ma settare wattaggi troppo alti può portare al danneggiamento del filo;
  • l’obiettivo è evitare che la presenza di residui provochi la formazione di fumo e sostanze nocive durante il vaping, ma se le incrostazioni sono troppo consistenti, il dry burn può non essere efficace (ciò vale in maniera particolare per i residui di speciali aromi e per i fluidi tabaccosi o molto densi);
  • durante il surriscaldamento della resistenza il filo può degradarsi e perdere particelle di metallo, che possono contaminare il liquido nel corso dell’esperienza di vaping e abbassare i livelli di sicurezza dello svapo.
 

Come si è evoluto il dry burn

Il dry burn è nato e si è sviluppato durante le prime fasi dello svapo.

All'epoca le e-cig integravano atomizzatori AIO Phantom che adottavano una wick in silica, materiale estremamente resistente alle alte temperature; il liquido veniva assorbito direttamente dal tank in base al principio di capillarità, per poi essere surriscaldato, trasformato in vapore ed emesso dal drip tip.

Rigenerare la coil significava smontare il Phantom e sostituire i componenti con pezzi di ricambio oppure pulirli dai residui che si erano accumulati durante lo svapo sotto l’acqua corrente oppure grazie al dry burn (metodo a secco). L’eventuale pericolosità di quest’ultima modalità era dovuta appunto alle caratteristiche dell’atomizzatore impiegato.

Al giorno d’oggi le wick in silica non vengono più utilizzate perché per legge devono essere in cotone. Questa fibra naturale è la soluzione più diffusa e apprezzata dagli svapatori e i fili resistivi usati possono essere di vario tipo, nella maggior parte dei casi composti da leghe.

Questo cambio di materiali ha permesso l’adozione di modelli studiati appositamente per ottenere determinate caratteristiche, come:

  • resistenza alle elevate temperature;
  • grande robustezza;
  • migliori prestazioni nella vaporizzazione dei liquidi;
  • alta resistività;
  • notevoli capacità nella conduzione del calore.

Inoltre i metalli oggi utilizzati (sia le leghe che i materiali non composti, ad esempio l’acciaio) sono molto stabili, quindi la pratica del dry burn non provoca il distacco delle particelle. L’unico accorgimento da adottare consiste nel rimanere all'interno dei normali range di utilizzo e non avvicinarsi alla temperatura di fusione.

Proprio per il fatto che questa operazione di pulizia radicale avviene a voltaggi non superiori a 5-5,5 V e a temperature leggermente superiori alla norma (350-400°C), i fii resistivi non tendono a disgregarsi. Di conseguenza non è fondamentale che l’e-cig integri la funzione per il controllo della temperatura.

Un altro accorgimento che consente di evitare il problema della disgregazione del metallo nel corso della rigenerazione delle coil consiste nel settare a intermittenza distacchi di volt, così da permettere alla resistenza di raffreddarsi.
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Consigli su come effettuare il dry burn in modo corretto

Esistono alcuni consigli e trucchi che si possono mettere in atto per effettuare il dry burn in maniera corretta e tornare a svapare senza alcuna preoccupazione.

Eccone i nostri consigli:

  • valutare con attenzione il diametro (gauge) del filo.
    In genere sono sottoposti a un maggiore stress ad alte temperature le resistenze per un tiro da guancia. Invece le coil per un tiro a polmone presentano una maggiore resistenza;
  • considerare il materiale con cui è realizzato il filo.
    Il Nichrome e l'acciaio SS resistono bene alle alte temperature, mentre il kanthal risulta essere più sensibile, quindi il drybrun non deve mai essere effettuato su materiali da TCR;
  • evitare il dry burn per alcuni materiali da TC perché l’operazione può portare al rilascio di sostanze ossidanti.
    Un esempio è rappresentato dal titanio: questo è reso inattaccabile dalla presenza di sottile strato di ossido superficiale, ma si degrada superata una certa temperatura critica, 600°C. Per questo motivo il filo resistivo non deve mai diventare chiaro quando si surriscalda, ma rimanere arancione scuro, appena incandescente.
    Non si può mai essere certi di rimanere sotto il valore limite perché è difficile gestire questo aspetto, perciò il consiglio è di evitare di praticare il dry burn, anche a temperatura controllata, su atom rigenerabili che integrano questi materiali;
  • eseguire il dry burn usando la funzione TC.
    Questa può essere praticata nel caso delle box mod di nuova tecnologia, applicando un accorgimento per aumentare i valori di settaggio. Il limite massimo di temperatura configurabile è 300°C, mentre i residui vengono eliminati completamente a 400-500°C: per far fronte a queste diverse impostazioni è necessario inserire una temperatura di 300°C e un falso TCR in relazione al coefficiente del materiale della resistenza del dispositivo;
  • evitare di usare aromi troppo concentrati oppure liquidi con una concentrazione di nicotina eccessivamente alta.
    In questi casi è bene optare per una soluzione con una densità più bassa o aggiungere un po’ d’acqua al fluido per le ultime esperienze di svapo prima della procedura di dry burn; tale cambio deve essere effettuato con alcuni giorni di anticipo. Inoltre si consiglia di verificare la qualità dei liquidi usati per la ricarica del tank: più è bassa e maggiori sono i residui che si depositano sul filo resistivo;
  • nel caso di una coil RDA è necessario che la batteria sia da 3,7-3,9 V, in caso contrario si rischia di bruciare la testina;
  • non usare accessori per lo svapo nel periodo di tempo (alcuni giorni) precedente la pulizia radicale della resistenza.

Si deve eseguire il dry burn in modo perfetto e corretto per essere certi che l’operazione non alteri la struttura e la composizione del filo e, di conseguenza, le successive esperienze di svapo. Infatti le condizioni della resistenza possono influire sul sapore degli e-liquid e degli aromi, oltre che sul gusto percepito dal palato del vaper.

I consigli sono quindi di ponderare con attenzione se scegliere di pulire la coil con questo metodo e verificare innanzitutto lo stato del filo resistivo. Infatti è inutile sottoporre il filo a questo processo se lo si deve cambiare.

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